La «Casa dei Landfogti» a Rivera e la sua storia

Casa dei Landfogti o Locanda dei Sindicatori?

Alcuni appunti sulla storia degli edifici noti come «Casa dei Landfogti» a Monteceneri (Rivera) tratti dalla ricerca storica del prof. Fernando Zappa (1920-1999) pubblicata nel 1991 nel catalogo della mostra «Elvetismo e Triologia» di Paolo Berta.

Consigliamo la lettura integrale del saggio con il titolo «Non più Casa dei Landfogti di Bironico ma Locanda dei Sindicatori svizzeri a Rivera»
 

Il nome

Noto come “Casa dei Landfogti”, alla luce di quanto emerge dai documenti storici, il complesso di edifici in località alla Bricola a Monteceneri (Rivera) dovrebbe piuttosto essere denominato “albergo degli ambasciatori svizzeri” oppure “locanda dei sindicatori dei cantoni svizzeri”.

Infatti è da escludere che questa casa sia mai servita da abitazione usuale di uno o più landfogti (ovvero podestà, balivo o capitano reggente) anche se può essere verosimile ritenere che qualcuno di essi possa avervi passato la serata o la notte, soprattutto in occasione della presa di possesso o alla fine del proprio mandato.
 

Le date significative

Prima del 1300 è attestata la presenza di edifici abitati in località alla Bricola (allora territorio di Bironico)

1383      è attestata l’esistenza di una sosta o magazzino e di una una locanda (hospitium ad sostam)

1606     gli edifici sono probabilmente l'abitazione della famiglia Beroldinger della quale si conserva lo stemma sopra il camino nel «Salone degli stemmi»

1640      gli edifici sono acquistati dai fratelli Lanfranchini

1665      l’Osteria alla Bricola diventa tappa del viaggio dei sindicatori dei Cantoni svizzeri vero Lugano

1730      i sindicatori annullano la tradizionale sosta a Bironico

1880      gli stabili sono di proprietà di Battista Berta

1896      il Salone diventa una delle sedi della Scuola cantonale di disegno diretta da Edoardo Berta

1902      gli eredi di Battista Berti e Francesca nata Regli vendono il complesso agli eredi fu Domenico Zucchetti di Bironico. La casa manterrà il nome di casa Berta

1909      gli edifici sono dichiarati monumento nazionale, ma la proprietà resta privata.

1945      una perizia del pittore E. Ferrari rileva che gli stemmi dipinti con tecnica a secco sulla parete interna del loggiato sono quasi tutti deperiti moltissimo o scomparsi, altri illeggibili

1957      il Dipartimento delle costruzioni (DPC) informa quello della Pubblica educazione (DPE) che la correzione della strada cantonale Bironico-Rivera esigeva “la demolizione completa della ex-casa Berta, ormai già di proprietà dello Stato e della casa Depedrini , in corso di espropriazione”.

1961      a seguito dei lavori per la sistemazione della strada cantonale, la facciata originale viene demolita

1965-66 si concludono i lavori che danno agli stabili la forma attuale

 

Gli edifici

L’esistenza di un nucleo di edifici abitati in località alla Bricola è attestata da atti notarili già verso la fine del Duecento (1267 e 1274).

Secondo il sito swisscastel.ch, nel Cinquecento il complesso è appartenuto alla famiglia Rusca di Bironico.

In seguito, almeno dal 1606 al 1638 è possibile che la locanda sia stata l’abitazione (o almeno il soggiorno) dei signori von Beroldinger titolari fin dal 1576 del mandato di segretari dei Landfogti di Lugano. Nel 1640 i fratelli Giov. Pietro, Domenico e Francesco Lanfranchini (da cui discenderanno i famosi stuccatori settecenteschi) acquistano una grande casa in località alla Bricola per trasferirsi nella parrocchia di Bironico.

È ipotizzabile che dopo l’acquisto, abbiano restaurato e ristrutturato la Cà Vecchia e l’osteria o locanda dando così al complesso quel carattere proprio delle costruzioni seicentesche note nelle nostre regioni.

Nel 1963, durante i lavori per l’arretramento della facciata (per fare spazio alla strada cantonale) l’ing. Borella troverà elementi che provano che la casa, ritenuta del Seicento, era in realtà stata “ricavata su di una costruzione preesistente” prima del 1576 da molti indicato come anno di costruzione.

Nel 1695-96, Fridolino Blumer del Consiglio di Glarona, in quel tempo reggente Capitano di Lugano fece ricostruire a nuovo il ponte sulla Leguana verso la chiesetta di San Pietro (documentata fin dal Quattrocento). Il precedente, che esisteva già nel 1335, era stato distrutto da una piena.

Di quali siano stati in seguito i passaggi di proprietà, non si sono finora trovate tracce. Si sa però che nel 1880 nuovo proprietario divenne Battista Berta che “pur usufruendo del pozzo esistente ancora oggi nel cortile” ha invano chiesto di poter avere a disposizione l’acqua potabile.

 

La loro funzione

Nel 1383 è attestata l’esistenza di una sosta o magazzino per lo scarico delle merci di passaggio verso sud e verso nord accanto alla quale fu edificata anche una locanda (hospitium ad sostam) per l’alloggio dei carrettieri, dei mercanti e dei pellegrini. Ambedue sono certificate in una missiva ducale del 1481.

La locanda o taberna insieme con la sosta rappresentano il più antico nucleo del caseggiato che diventerà poi la cosiddetta Casa dei Landfogti. La loro presenza è peraltro sintomo dell’importanza di Bironico e Rivera come centro di comunicazione commerciale.

Nel 1400, gli edifici erano probabilmente già sede di riunioni: la vicinanza di Bironico, infatti, si radunava ad sostam.

Nel libro dedicato a “Gli stuccatori ticinesi Lanfranchini” (Lugano, 1982) C. Palumbo Fossati così descrive la casa denominata Osteria alla Bricola: “un complesso di costruzioni con destinazioni diverse (che) risulterebbe essere appartenuta precedentemente all’importante famiglia luganese dei Beroldinger; consisteva in stanze, cantine, stalle e cortili, oltre all’alloggio della famiglia che ne aveva la gestione ed una casa di abitazione dei Lanfranchini detta Cà Vecchia. Tale gruppo di edifici più che essere una semplice osteria aveva, può dirsi, caratteri analoghi ad una stazione di posta per i viaggiatori che salivano o scendevano il valico (…) L’Osteria della Bricola venne spesso denominata Casa dei Landfogti”.

Dal 1665, l’Osteria alla Bricola divenne tappa usuale nel viaggio dei sindicatori o ambasciatori dei 12 Cantoni svizzeri in viaggio verso Lugano per riunirsi quale istanza d’appello sui ricorsi contro le decisioni del landfogto.

L’entrata a cavallo a Lugano era fissata per la sera del 9 agosto (sera di San Lorenzo). I sindicatori arrivavano alla Bricola verso l’ora di pranzo e, in serata, continuavano poi il viaggio verso Lugano. Nel 1678 venne poi deciso di ritrovarsi a Bironico la sera prima (l’8 agosto) per entrare poi in città il 9 mattina.

La consuetudine dell’incontro e del soggiorno all’ Osteria alla Bricola continuò fino al 1730. Sulla fine di questa usanza restano ipotesi diverse: da un insoddisfacente rapporto qualità-prezzo dei servizi a tensioni politiche tra rappresentanti di Cantoni che si sono anche ritrovati in guerra tra di loro.

Verso la fine dell’Ottocento, nel salone principale, Edoardo Berta (1867-1931) aprì una sede della scuola cantonale di disegno. Fra gli allievi anche il pittore di Rivera Emilio Maccagni.

All’inizio del Novecento, la locanda era gestita da Angelo Coldesina che teneva anche un negozio di commestibili e un rustico grottino (di là dalla strada più o meno dove oggi c’è il Ristorante alla Bricola).

In seguito, la proprietà passò in diverse mani fino alla famiglia Guerini di Camignolo (detti gli scuatt, fabbricanti di scope) ma ormai l’attività del centro commerciale e postale della Bricola aveva perso di importanza anche per l’avvento della ferrovia.

 

Il declino

Nel 1922 gli edifici sono di proprietà della famiglia Zucchetti che chiede al Cantone il permesso di riparare il salone al primo piano per garantire la sicurezza della casa e di assestare la loggia che minacciava di cadere.

È l’inizio di un lungo scambio di punti di vista sulle diverse esigenze di chi doveva abitare gli stabili e di chi invece voleva conservare le testimonianze storiche senza però assumersene la diretta responsabilità, continuato anche dopo che la casa fu acquistata da Francesco e Caterina Depedrini.

Nel 1927 una perizia del Dr. Durrer attestava che “la casa dei Landfogti a Bironico è uno dei monumenti più caratteristici del periodo ticinese dei Balivi” e dichiarava che “la serie di stemmi e la casa rappresentano (…) un monumento storico e araldico che merita assolutamente di essere conservato, perché vi si rispecchia (…) tutto il formale sviluppo dell’arte degli stemmi svizzeri con tutte le divergenze territoriali, che rappresentano la Svizzera quale paese di tre culture”.

Dai carteggi emerge che in questi anni, l’edificio consisteva in due caseggiati uniti fra loro. Il primo, la casa di abitazione con una vasta cantina, al pianterreno un’ampia cucina e due locali e, al primo piano, un loggiato, quattro camere e il salone con il camino e gli stemmi; il secondo, a sud, una grande stalla con due portali d’ingresso dalla strada. In più un cortile interno”.

Nel 1957 l’esistenza di tutto il complesso è minacciata dalle esigenze di correzione della strada cantonale.

Secondo il Dipartimento delle Pubbliche Costruzioni (DPC) la spesa necessaria alla sua conservazione non appare giustificata dal significato storico dal valore artistico degli edifici e questo malgrado il parere di Walter Shönenberger secondo il quale l’antica locanda della Bricola era “un edificio più completo del castello di Locarno, del palazzo di Cevio e dell’albergo Svizzero di Lugano”.

Dopo lunghe discussioni - ed anche il pericolo di una completa demolizione per le esigenze di una delle varianti del tracciato dell’autostrada - si giunse alla soluzione attuale su progetto dell’arch. Guido Borella di Lugano. Il prof. Zappa ha così riassunto (e commentato) le direttive ricevute dall'arch. Borella:


Arretramento della facciata (che diventerà moscia) con l’intento di ripetere esattamente quella antica (ma in realtà le arcate sono state ridotte a tre e il portico serve da marciapiede), accorciamento della sala di m. 2.85 (ma poi rifatta per il crollo di travi), trasporto del camino dalla parete est a quella nord.
Inalterata sarebbe invece dovuta rimanere l’originalità storica del soffitto, delle pareti e del pavimento e la disposizione degli affreschi e stemmi
(ma il riporto degli strappi ha cambiato molto).
Era prevista la sistemazione del cortile interno con acciottolato e la ricostruzione dell’antico pozzo
(una delle poche operazioni riuscite), la ricopertura del tetto.


Le buone intenzioni non si sono tutte realizzate se, dopo la demolizione della facciata lo stesso arch. Borella scriveva all’Ispettorato dei monumenti: “La strada ha distrutto l’organismo originale del monumento (…) Occorreva lasciare tutto com’era. Ora il male è stato fatto e la migliore soluzione è di non creare uno sgorbio che il pubblico (…) debba acerbamente criticare”

 

Fonte: La “Casa dei Landfogti” in Paolo Berta, Elvetismo e trilogia; ed. Metà Luna (settembre
1991), pag. 29 e ss.

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